Imesta griki (siamo griki) - Note storiche su formazione ed evoluzione della Grecìa Salentina

Le origini. Il grande glottologo tedesco G. Rohlfs sosteneva l’origine magnogreca dell’isola linguistica ellenofona della Grecìa Salentina, nel cuore della provincia di Lecce, una volta Terra d’Otranto. Il salentino prof. O. Parlangeli propendeva per l’origine bizantina dei griki del Salento. Alcuni studiosi greci (tra cui A. Karanastasis) sostengono l’innesto di elementi bizantini in una preesistente matrice magnogreca. Lasciando a filologi e glottologi la soluzione della Vexata quaestio, tracceremo qui un breve profilo storico della Grecìa Salentina, partendo dal periodo bizantino, cioè da quello che è, a tutt’oggi, storicamente documentato.

 

Bisanzio e l’espansione in Occidente. Fra il sec. VII e il sec.XI d.C., il Salento centro-meridionale fu profondamente ellenizzato, per una serie di eventi che contribuirono efficacemente alla nascita di una isola etnico-linguistica, chiamata comunemente Grecìa Salentina. Nel 727, l’Imperatore bizantino Leone III ordinò che in tutte le provincie dell’Impero d’Oriente fossero rimosse e distrutte le immagini sacre o icone. Subito scoppiarono ovunque gravi sommosse, capitanate da monaci, che si rifiutarono di obbedire all’editto imperiale. Seguì la guerra iconoclasta, che durò alcuni decenni, trasformandosi ben presto in una sanguinosa guerra civile. Per sottrarsi ai massacri ordinati da Leone III e dai suoi successori, migliaia di monaci abbandonarono le provincie orientali dell’Impero – in particolare la Cappadocia – e si trasferirono nelle regioni meridionali dell’Italia, tra cui il Salento, dove furono fondati innumerevoli conventi basiliani, che diventarono, nelle stesso tempo, fiorenti centri di cultura greca e promotori di una rinascita sociale ed economica, perché i monaci non si dedicarono solo alla preghiera ed all’ascesi, ma anche al lavoro dei campi ed alla produzione di vino ed olio.

 

Il Thema di Longobardia. A questa prima immigrazione, seguirono ben presto altre più massicce e durature. Nell’867, saliva al trono di Costantinopoli l’Imperatore Basilio I, che si assunse il compito di combattere gli arabi, sia in oriente che in occidente. Gran parte dell’Italia Meridionale era caduta nelle mani di questi terribili invasori, che devastavano città e campagne, costringendo i Monaci basiliani, ad abbandonare la Sicilia e la Calabria ed a rifugiarsi nel Salento: le vittoriose campagne militari condotte dal grande Imperatore liberarono dagli Arabi e dai Longobardi di Benevento (che erano giunti nel meridione d’Italia alla fine del secolo VI) buona parte delle regioni dell’Italia Meridionale, che costituirono il Thema di Longobardia.

 

Si ripopola il Salento. La riconquista operata da Basilio I e continuata dai suoi successori provocò, nel Salento, una massiccia immigrazione da tutte le regioni periferiche dell’Impero bizantino, sia per motivi militari, sia per sfuggire alle incursioni arabe (a cui erano particolarmente esposte Creta, Cipro, le isole dell’Egeo, ecc.), sia per coltivare terre rimaste in abbandono per secoli. Insieme a militari, marinai, contadini arrivarono dall’oriente anche funzionari, impiegati, giudici e sacerdoti, indispensabili per la vita socio-economica della comunità. Nel corso dei secoli IX-XI, si verificarono anche immigrazioni di migliaia di persone, proveniente da diverse regioni dell’Impero, col compito di ripopolare zone rimaste fin dall’antichità prive di abitanti. La più importante di queste immigrazioni, è quella riportata dalla Cronaca di Theofanes Continuatus (Libro V, par. 73-77). Per effetto di questa e di altre immigrazioni, sorsero nella fascia meridiana del Salento, tra Otranto e Gallipoli, una quarantina di villaggi, costituiti in buona parte da abitanti di origine greca, che parlavano in greco, praticavano la religione greco-ortodossa e avevano usi e costumi greci.

 

I Normanni ed il feudalesimo. Nei primi decenni del sec. XI cominciarono le scorrerie di nuovi invasori, provenienti dal Nord dell’Europa: i Normanni, che nel giro di pochi decenni misero fine al dominio bizantino, creando in Italia Meridionale uno stato unitario ed introducendo il feudalesimo, che si conserverà intatto fino agli inizi del sec. XIX. Inoltre, pur lasciando vivere in pace la popolazione greca del Salento, favorirono il clero cattolico ai danni di quello ortodosso. Ai Normanni successero le dominazioni sveva, angioina, aragonese e spagnola, tutte strettamente legate alla Chiesa cattolica, che man mano riguadagnò le posizioni perdute nel corso dei secoli IX-XI. Non ci furono mai veri e propri conflitti religiosi, ma già nel sec. XV il monacato orientale era scomparso ovunque, sostituito da quello francescano, domenicano, ecc...

 

I Turchi ed il sacco di Otranto. Intanto, il sultano Maometto II, conquistata Costantinopoli (1453) e sottomessa tutta la penisola Balcanica, decideva di passare all’offensiva in Italia e nel 1480 sbarcava sulla costa orientale del Salento. Otranto, considerata da secoli il porto naturale della Grecìa Salentina, fu distrutta, mentre i villaggi vicini venivano sistematicamente devastati. Per fortuna della cristianità occidentale, il terribile sultano morì nel 1481, ma le scorrerie dei turchi continuarono ininterrottamente fino al sec. XVIII.

 

La fine del rito greco. In seguito al Concilio di Trento, anche il clero secolare greco, fu sostituito da quello cattolico. Le funzioni religiose, le preghiere e tutta la liturgia furono impartite in latino e le comunità greche furono costrette a pregare in una lingua che non conoscevano: il latino. Così, tutti i paesi che gravitavano sul mar Ionio abbandonavano la lingua greca, passavano al dialetto romanzo e la Grecìa si riduceva ad un’isola linguistica situata nella parte centro-orientale della Penisola Salentina, comprendente 24 villaggi. Nei secoli XVII e XVIII, l’area dei parlanti in griko si ridusse a 13 paesi.

 

La lingua tagliata. All’inizio del nostro secolo, il griko si parlava in 9 paesi, ma già a Soleto e Melpignano cominciava ad essere abbandonato. Nel 1945, parlavano correttamente in griko gli abitanti di Calimera, Castrignano, Corigliano, Martano, Martignano, Sternatìa e Zollino. Nel dopoguerra, per complessi fattori di carattere socio-economico (emigrazione, radio e televisione, scuola, giornali, ecc.) il numero dei parlanti griko, anche in questi paesi, è diminuito progressivamente. Oggi parlano in griko gli anziani e, prevalentemente in ambito domestico. Negli ultimi anni si registra una attenzione diffusa degli abitanti della Grecìa Salentina per le proprie origini, la propria storia, le tradizioni e, naturalmente, la lingua, che viene proposta soprattutto attraverso i canti popolari ed anche, su iniziativa di associazioni culturali, scuole ed amministrazioni comunali, attraverso dei corsi. Per quanto riguarda la ricerca storica, oggi essa percorre strade un tempo non abbastanza indagate, quali l’architettura, la gastronomia, la musica, che forniscono elementi di conoscenza integrativi della ricerca filologica e storica.


In bici per la Grecìa Salentina. L’area ellenofona della Grecìa Salentina si presta benissimo ad escursioni in bici, per svariati motivi:

  • è un’area sostanzialmente pianeggiante, per cui non crea eccessivi problemi anche ai meno esperti
  • i comuni sono vicini tra di loro: si va da una distanza minima di meno di un chilometro, ad una distanza massima di circa sei-sette chilometri
  • le stradine di campagna, difficilmente percorribili con altri mezzi, consentono di venire a contatto con una miriade di segni interessanti: dolmen, menhir, specchie, chiese rupestri, cripte, neviere, costruzioni a secco, grotte, aree archeologiche, pozzelle, ecc. che caratterizzano un territorio fortemente antropizzato.

 

Nei centri abitati, si possono ammirare monasteri e conventi, case a corte e mignani, chiesette e cripte bizantine, castelli e mura medioevali, cattedrali barocche e palazzi baronali. Una serie di manifestazioni ed eventi culturali scandiscono l’arco dell’anno nella Grecìa Salentina: Il Carnevale della Grecìa Salentina con carri mascherati a Martignano, le rappresentazioni della Passione in griko nei vari comuni, durante la Settimana Santa, il rito propiziatorio della fertilità con il passaggio della pietra forata nella chiesa di S.Vito a Calimera il lunedì dell’Angelo, la sagra del formaggio (Panìri tu tirì) a Sternatìa, le feste patronali in tutti i paesi, la Festa dei Lampioni a Calimera, che segna l’inizio dell’Estate, la sfilata di alta moda sartoriale in luglio a Melpignano, la mostra mercato Agorà, dei prodotti salentini e greci a Martano in agosto, la mostra nazionale del libro per ragazzi in novembre-dicembre a Calimera, fino alla festa de lu Focu in dicembre a Zollino e i numerosi presepi viventi allestiti per Natale in vari comuni., soprattutto a Sternatìa. Durante tutto l’anno è possibile trovarsi immersi nella musica dolce e struggente. Numerosi gruppi eseguono pizziche e canti d’amore, moroloja e ninne nanne, proponendo un repertorio tradizionale vario e gradevole.

 

In ciascuno dei paesi dell’area, si possono trovare accoglienti trattorie e ristoranti dove gustare i piatti tipici di origine salentina e greca. Per il tempo libero, discoteche, campi da tennis, bocciodromi, campi di calcio e calcetto, parchi giochi per i più piccini.

                                                                       Silvano Palamà

 

E’ possibile avere una prima conoscenza dell’area ellenofona, collegandosi con il sito Internet http://atlante.clio.it. Se si preferisce conoscere a fondo la Grecìa Salentina, si può farlo attraverso i servizi guida offerti da Atlante, Cooperativa di servizi per il turismo ed il territorio (tel./fax 0832873557; e-mail: atlante@mail5.clio.it.)