Festa della donna: Fiab dalla parte di quelle che non possono pedalare

Immagine

Anche Fiab festeggia le donne. Ma non parte da quelle che pedalano ogni giorno. Parte invece da quelle che, se avessero una bicicletta, potrebbero continuare ad andare a scuola, a frequentare le lezioni divenendo sempre più autonome. Sono tante le bambine, le donne di domani, che soprattutto nei paesi in via di sviluppo abbandonano la scuola anche per via delle distanze eccessive tra casa e gli istituti. Distanze che nella maggior parte dei casi andrebbero percorse a piedi.

 

La festa della donna 2017 Fiab vorrebbe dedicarla alle donne che con una bicicletta guadagnerebbero in autonomia e in sicurezza. Uno studio pubblicato nel 2015 sull'European Journal of Research and Reflection in Educational Sciences offre diversi spunti a riguardo, evidenziando quanto la distanza casa-scuola sia uno dei fattori, talvolta quello decisivo, per l'abbandono scolastico femminile. La stessa ricerca, che prende in considerazione anche le realtà africane, rileva poi le paure dei genitori per la sicurezza delle proprie figlie lungo percorsi troppo estesi e senza servizi di trasporto pubblico. Tratti lungo i quali i rischi di molestie, se non di violenze, diventano spesso fatti di cronaca.

 

Ecco dunque che la bicicletta si configura come mezzo di trasporto che, seppur non decisivo per ogni contesto, favorirebbe comunque la frequenza scolastica. D'altra parte, la mobilità ciclistica costituisce non soltanto un elemento di emancipazione, ma anche di sicurezza. I numeri pubblicati dalle Nazioni Unite, ripresi da ECF, hanno già fotografato un'emergenza globale: il 35% delle donne nel mondo - ma è soltanto una stima - ha subito nel corso della vita violenze di tipo fisico o psicologico. Ingiustizie che, è bene dirlo, non possono certo essere sconfitte con qualche pedalata. 

 

Eppure, ancora oggi, la diffusione della mobilità dolce vale come battaglia di civiltà. Perché La bicicletta significa emancipazione, una condizione che molte donne, e non soltanto nei paesi del Terzo Mondo, devono ancora conquistarsi. Tra queste, ad esempio, pedalano e si fanno sentire anche le donne statunitensi: le Ovarian Psycos, un gruppo di cicliste che a Los Angeles si sposta come una critical mass, un magnete su due ruote che si fa megafono delle ingiustizie e delle violenze subite dalle donne.

Immagine