Il barocco leccese

La zona della Puglia in cui il barocco si è espresso al meglio in tutta la sua originalità e fantasia è certamente il Salento.

Una esplosione di originalità, spinta fino alla bizzarria e supportata dalla incontenibile fantasia degli artisti ed artigiani locali che, mescolando e confondendo sapientemente sacro e profano in linea con il proprio retroterra culturale, hanno originato una architettura tanto anomala, rispetto al barocco stesso, da assurgere a stile autonomo; il Barocco leccese, appunto.

Un incontro, quello fra la cultura barocca e l’animo salentino, così felice e gratificante da essersi protratto su di un arco temporale più lungo (dalla metà del XVI alla metà del XVIII secolo) di quello stesso del Barocco, penetrando non solo nella vita culturale ma anche in quella quotidiana dell’epoca; e tanto, grazie ad un segreto chiamato “pietra leccese”.

Dorata e tenera, la pietra leccese è un’arenaria dalla eccezionale lavorabilità, adatta agli strumenti semplici come al trapano; al tempo stesso duttile e resistente così da poter essere usata tanto per archi, balaustre, pilastri quanto per festoni, ghirlande e merletti, veri e propri ricami in pietra che caratterizzano tutta l’architettura salentina.

L’architettura del sei-settecento salentino, infatti, non provocò una rivoluzione nell’articolazione dei volumi, come fece il Barocco, ma si risolse in una fantastica ornamentazione delle superfici, così come l’urbanistica non rivoluzionò gli spazi per cercare effetti prospettici particolari.

Chiese e palazzi barocchi non sono preceduti o annunciati da alcuna scenografia viaria, ma si affacciano quasi sempre su di una maglia viaria anonima per esplodere improvvisamente, in tutto il loro splendore, sulla faccia del passante. Il centro storico di Lecce, cuore del Barocco salentino, è una meravigliosa fantasia di cornici, putti, colonne, portici; una concentrazione inverosimile di chiese e palazzi di alta qualità ed un uso diffusissimo della decorazione, segno inequivocabile dell’assimilazione dei canoni stilistici barocchi anche ai livelli culturali meno evoluti.

Da non perdere tra i numerosi edifici leccesi, l’improvviso e spettacolare scenario di Piazza del Duomo con il Palazzo del Seminario, il Palazzo Vescovile ed il Duomo, ricostruito dallo Zimbalo nel 1659, al cui interno si conservano le opere dei più noti pittori e scultori dell’epoca.

Ma l’angolo della città che esprime appieno tutto il fascino dell’arte leccese è quello della Basilica di Santa Croce con l’adiacente facciata del palazzo del Governo, l’ex convento dei Celestini.

Da non perdere anche la chiesa di S. Irene e del Gesù, del Rosario, di S. Chiara e di S. Matteo, il cui altare maggiore può considerarsi il più rappresentativo di tutta l’epoca ed i palazzi Brisio e Tafuri. Pregevoli testimonianze del Barocco leccese si trovano anche a Lequile (Chiesa del Redentore, Chiesa Matrice e Guglia di S. Vito) ed a S. Pietro in Lama (Parrocchiale e S. Maria della Croce).

Più giù, il triangolo Nardò, Galatone, Galatina rappresenta una forte concentrazione di architettura barocca da visitare; a Nardò la bella Piazza Salandra, con i bei palazzi barocchi a corona della Guglia dell’Immacolata, la Chiesa di S. Domenico e la curiosa edicola dell’Osanna; a Galatone, la Chiesa di S. Sebastiano e lo scenografico Santuario del Crocifisso; a Galatina, le eleganti facciate dei palazzi baronali e quella, grandiosa, della parrocchiale di S. Pietro e Paolo. Ancora più giù sono da non perdere, a Gallipoli, la Cattedrale di S. Agata, le Chiese di S. Angelo, S. Giuseppe e S. Francesco ed a Taviano, S. Martino e Chiesa del Crocifisso.

Nell’interno, a Maglie, sono da visitare la Chiesa Matrice, dell’Addolorata e della Madonna delle Grazie ed a Soleto, il centro storico. Il percorso nel Barocco leccese può concludersi ad Otranto, dove è riuscito ad inserirsi nella matrice romanica della Cattedrale con il ricco portale ed il bel soffitto ligneo a cassettoni. Centri minori del Barocco leccese, infine, sono Copertino, Ugento e Tricase.